di Nicola Salati
CAPACCIO | Ancora oggi la contrada di Gromola, tra le contrade di Capaccio, è quella a più alta vocazione agricola. Ma se in passato, soprattutto dopo la Riforma Fondiaria, Gromola era un borgo vivace e ricco di servizi, negli anni molti sono stati chiusi, facendo perdere a questa zona del territorio la sua identità. Per rivitalizzare il borgo e incentivare la sua antica funzione di centro di servizi, la Giunta comunale guidata dal sindaco Italo Voza ha approvato una delibera con la quale chiede alla Regione Campania, proprietaria dei locali, di intimare a coloro che ancora li detengono di riattivare i servizi che vi venivano assicurati in passato entro trenta giorni o, in mancanza, di indire una gara pubblica per affidarli al migliore offerente per svolgervi attività commerciali e di servizio indispensabili alla rinascita del Borgo Gromola.
LA STORIA DEL BORGO | Dopo le lotte contadine per la terra del novembre del 1949, i terreni di Gromola furono suddivisi in poderi, ciascuno con una propria casa colonica e con i relativi annessi: stalle, depositi e così via. I servizi furono riuniti in un villaggio rurale: il nuovo Borgo Gromola, realizzato dall’O.N.C. Sezione Speciale per la Riforma Fondiaria, inaugurato nel 1960. Qui furono realizzate le scuole, la Chiesa di Santa Maria Goretti, l’ufficio postale, che ci sono ancora oggi e altri servizi, che ormai non esistono più. Molti locali risultano ancora assegnati a privati che non vi svolgono più alcuna attività.
IL PRIMO CITTADINO | «Oggi il Borgo Gromola è un posto di passaggio: ci si va per la messa, per andare all’ufficio postale, ci si va a scuola. – afferma il sindaco Italo Voza – Noi vogliamo che torni ad essere anche un centro di aggregazione, come lo era in passato. Ma non sarà possibile se i locali non saranno riaperti e non vi si svolgeranno servizi e attività commerciali che inducano le persone a trattenersi in quel luogo».
Sabato 9 marzo 2013
© Riproduzione riservata
966 visualizzazioni