di Nicola Salati
SCAFATI | Acquistare un immobile per poi rivenderlo a una cifra maggiore, dopo aver effettuato delle piccole ristrutturazioni: è questa l’esca che ha tratto all’amo molti cittadini (appartenenti quasi tutti alle forze armate) che, nel giro di qualche mese, hanno realizzato di essere stati completamente imbrogliati.
SODALIZIO CRIMINALE | Il sodalizio criminale, costituito da un agente immobiliare, un mediatore creditizio, due periti, due falsi imprenditori del settore immobiliare e da un appartenente alle stesse Forze Armate (quest’ultimo con funzione di collettore dei malcapitati investitori), ha permesso di realizzare ingenti profitti per un valore di 1.141.000 euro.
MODUS OPERANDI | Il modus operandi, nella sua semplicità, si è rivelato perfettamente efficace: dopo aver individuato la vittima, l’esperto agente immobiliare proponeva la stipulazione di un contratto di compravendita, subordinato ad una richiesta di mutuo (la cui pratica veniva istruita da un mediatore creditizio di fiducia, grazie all’ausilio di due periti compiacenti) per un importo comprendente anche il valore della futura ristrutturazione, con la promessa di riuscire a rivendere tutto ad un imprenditore interessato all’acquisto. Grazie a questo stratagemma, mentre l’organizzazione criminale incassava il maggiore importo dei mutui e dei finanziamenti (ottenuti grazie alle perizie fasulle), i malcapitati clienti rimanevano, da un lato, proprietari di immobili completamente fatiscenti e di scarsissimo valore commerciale e, dall’altro, titolari di debiti per i mutui e i finanziamenti in precedenza contratti.
LE INDAGINI | Il certosino lavoro di ricostruzione documentale ha permesso di deferire alla Procura partenopea 32 soggetti, 7 dei quali segnalati per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio, nonché di proporre l’adozione di misure cautelari, reali e personali, comprendenti anche il sequestro preventivo per equivalente. I profitti realizzati attraverso l’illecita attività di intermediazione immobiliare, così come accertato nel corso delle indagini di polizia giudiziaria, sono stati successivamente ricondotti nell’alveo della tassazione dei proventi illeciti (secondo quanto sancito dall’art. 14, comma 4, della Legge 24 dicembre 1993, n. 537) riferibili all’attività criminale.
OMESSA DICHIARAZIONE | L’attività di verifica ha permesso di proporre agli uffici finanziari il recupero a tassazione di elementi positivi di reddito per 1.141.000 euro (profitto della truffa) e dell’Iva per oltre 228.000 euro, nonché di segnalare i componenti del sodalizio criminale all’autorità giudiziaria per il reato di omessa dichiarazione (previsto dall’art. 5 del decreto legislativo. 10 marzo 2000, n. 74).
Venerdì 10 maggio 2013
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